29 agosto 1920 si disputa la prima edizione dell’Aosta-Gran San Bernardo: quasi tutti i migliori piloti italiani del momento si allineano alla partenza, prevista immediatamente fuori dal borgo vecchio di Aosta, di fronte all’antico cimitero, nell’attuale viale Ginevra.

I 33,910 kilometri di strada che da Aosta portano all’Ospizio dei frati in territorio elvetico rappresentano il più impegnativo percorso delle gare automobilstiche in salita di allora.

E per questa splendida avventura, arrivata oggi alla sua 26ª edizione, dobbiamo con la mente e con il cuore ringraziare un appassionato organizzatore sportivo che un giorno, in cui era salito a piedi per la fresca e pittorica valle del Buthier, ebbe l’idea di organizzare una gara in alta montagna.

Si legge negli annali di quel periodo:
“… La scalata al Colle del Gran San Bernardo è compiuta… Riudiremo l’anno venturo il rombo ansante dei motori per la vallata misti-
camente verde che sale al tranquillo rifugio alpino, in più folta schiera torneranno i campioni all’arduo cimento per scuotere il superbo record di Conelli Caberto; con le sensazioni di oggi non ancora sfuggite alla memoria i valdostani rivedranno le macchine riapparire sulla strada che si contorce come una biscia affiorando bellezze di paesaggi indimenticabili…”

Da quella memorabile data, per gli anni a venire, si aspettava con ansia, da un anno con l’altro, i giorni della gara.

La figura del corridore di quei primi anni non assomiglia neppure lontanamente a quella di oggi.

Nessuno sponsor, poche possibilità tecniche e tecnologiche, un treno di gomme per la gara e per le prove, una macchina che molte volte serviva per il lavoro di tutti i giorni.

Anche se le possibilità economiche erano ridotte, grande era la passione e la voglia di andare a “tavoletta”, sperando, cosa che più importava, di arrivare almeno in cima prescindendo dalla posizione di classifica.

Per Aosta e la Valle di quegli anni, quella era vissuta come una settimana di gran festa e di agitazione.

La piazza Emilio Chanoux si trasformava in un parco chiuso per le verifiche e la punzonatura delle vetture dei concorrenti.

I numeri di gara venivano dipinti a mano adoperando delle mascherine in faesite; i grandi piloti ed il loro seguito facevano registrare il tutto esaurito negli alberghi.

Edoardo Ostinelli, bimbo ieri nonno oggi, racconta di quei momenti vissuti in Piazza Chanoux ad ammirare e toccare le macchine.
Sente ancora nelle orecchie l’entusiasmo che si viveva in quei momenti prima della partenza. Il rumore dei motori che facevano vibrare i vetri di Via Xavier de Maistre.

Come si sente, per chi racconta e chi ha orecchie attente per ascoltare, il rombo incerto, celato dietro le pareti rocciose del Gran San Bernardo, dei motori, seguite poi da una nuvola di polvere che nasconde per un attimo la vista del piccolo lago e le vetture che sobbalzando vi escono.

L’odore delle macchine aveva un profumo particolare anche per l’utilizzo di olio di ricino usato per facilitare la combustione.

Gli stranieri, una volta rari, si riversavano lungo il percorso sia perché i loro connazionali erano impegnati nella gara, sia perché l’importanza della competizione aumentava di anno in anno fino ad assumere nell’edizione del 1957, il titolo di Campionato Europeo della Montagna.
La gente cominciava ad appostarsi lungo i primi tornanti, raggiungendoli a piedi o in bicicletta.
Erano momenti di festa vissuti insieme. L’Aosta-Gran San Bernardo era la “festa dell’anno”.

Molti dei grandi campioni dell’automobilismo sportivo del dopoguerra si cimentarono nella classica corsa in salita: Bracco, Dusio, Maglioli, Castellotti (il fidanzato d’Italia), Von Trips, Gendebien, Stuck, Cortese, Daetwyler, Valenzano, Scagliarini, Maria Teresa De Filippis, e tanti altri; senza dimenticare personaggi come Enzo Ferrari, Farina, Maserati, Trossi.

Tutte le maggiori case automobilistiche compaiono negli elenchi dei partecipanti, così come le vetture delle principali scuderie nazionali ed estere.

Si ebbe dal 1925 al 1929 una prima interruzione della manifestazione, mentre la seconda, molto più lunga, anche a causa del contesto storico mondiale, si ebbe dal 1932 al 1946.

Nel 1947 terminata la guerra, l’Automobile Club di Aosta lanciava la sua prima manifestazione automobilistica, la IX Aosta – Gran San Bernardo che, per la limitazione dei mezzi disponibili e l’entusiasmo del Comitato organizzatore, fu definita “l’Eroica”. La Valle d’Aosta non aveva ancora ritrovato se stessa dopo la guerra e nonostante l’autonomia, ma il successo della manifestazione premiò la volontà inflessibile e lo spirito di cosciente unione di un gruppo di uomini che seppero risolvere non poche difficoltà di ordine locale.

Da questa edizione in poi l’Aosta -Gran San Bernardo si ripeterà puntualmente quale evento di primo piano nel quadro dello sport automobilistico nazionale e quale manifestazione pilastro della neonata Regione Autonoma, facendola conoscere in tutta Europa.

In quegli anni la partenza era prevista davanti all’Ospedale Mauriziano, il valdostano Pramaggiore sulla sua 1.100 sport tv era un “ribelle”. L’organizzazione più volte lo riprese perché si rifiutava di mettere il casco. Con il suo borsalino sul sedile, si infilò il casco, tenendolo slacciato, e dopo il via, a solo 10 metri dalla partenza, con fare ribelle cambiò il casco con il cappello, proseguendo così la sua gara.

Il 1957 decretò la fine della gloriosa “San Bernardo”: Lo shock dovuto all’incidente mortale accaduto al pilota De Portago durante la Mille Miglia, portò a correre le gare automobilistiche solo su pista.

Nel 2002 l’avventura ricomincia, grazie anche alla tenacia di alcuni appassionati e alla intraprendenza del C.A.M.E.V.A., Club Auto e Moto d’Epoca Valle d’Aosta, permettendo di ripresentare la “Sanbernardo” come gara di Regolarità.

Questo è un anno importante: l’esemplare unico della mitica Ficai raggiunge per la prima volta il “Colle”, coronando il sogno di una vita. L’ingenger Giovanni Ficai, avuto il testimonio rappresentato dal volante dal padre Giovanni, uniti dal nome e dalla stessa testarda, tenace ed un po’ folle volontà, sfidando la malasorte e le avverse condizioni climatiche, taglia l’ambito traguardo della “Sanbernardo”.

Dal 2002 anni l’organizzazione della Aosta – Gran San Bernardo è nelle mani di Antonio Giornetti, presidente C.A.M.E.V.A.. Anche grazie alla sua competenza, tenacia e professionalità l’Aosta-Gran San Bernardo, nelle edizioni del 2003, del 2006 e del 2007 si sono aggiudicate il premio Manovella d’Oro, assegnato dall’A.S.I. alle migliori manifestazioni nazionali.

Certo non sarà strano, come poteva essere negli anni ’50, vedere tante macchine radunate insieme, ma vedere tante auto sportive di un tempo permetterà di rivivere quei momenti magici che si potranno scorgere anche negli occhi di chi parteciperà alla 26ª edizione dell’Aosta-Gran San Bernardo e di quelle persone, più o meno anziane, che ricorderanno con affetto il tempo dei loro “pantaloni corti”.

Una nota particolare va fatta anche alla comunicazione legata all’Aosta-Gran San Bernardo.

Negli anni passati i manifesti della Sanbernardo sono stati legati ad artisti dal calibro internazionale come Filippo Romoli, Gino Boccasile, Arnaldo Musati, Mario Puppo.

Dal 2002 al 2012 sono stati affidati alla mano dell’artista valdostano Franco Balan e successivamente all’agenzia Ideographia del figlio Joel, che ne segue tutto il progetto grafico.